Corrado Faletti, USR Marche: nuovi percorsi di orientamento

L’orientamento è fondamentale per i ragazzi che devono scegliere il proprio futuro, che sia di studio e di lavoro. Iniziative che aiutino i giovani ad avere una visione complessiva del panorama delle offerte formative, del territorio o delle grandi cittĂ  universitarie italiane e straniere, trovano sempre la partecipazione interessata di scuole e studenti. In tutto questo gli Uffici Scolastici Regionali possono fare la differenza. Con iniziative che coinvolgano enti e imprese del territorio, come nel caso delle Marche dove a giugno partiranno laboratori di orientamento attuati con una metodologia innovativa. Abbiamo chiesto a Corrado Faletti, dirigente dell’USR Marche, che ha recentemente partecipato al Salone dello Studente di Ancona, di spiegarci di che cosa si tratta.

 

Dottor Faletti, qual è il panorama scolastico della vostra regione?
La Regione Marche gode di ottima salute dal punto di vista educativo in quanto dotata di una rete scolastica buona ed efficiente, la collaborazione fra USR e Regione è molto sinergica. L’offerta formativa è sicuramente completa anche per quanto riguarda il percorso post diploma.

 

L’orientamento post diploma è una necessitĂ  che nel tempo ha guadagnato sempre piĂą l’attenzione di docenti, esperti e degli stessi studenti. Un tema davvero fondamentale, visto che purtroppo durante il primo anno di universitĂ  gli abbandoni sono ancora tanti. Che cosa fa l’USR Marche in tema di orientamento? Dispone di un budget adeguato a mettere in campo iniziative efficaci?
L’orientamento non è un volantino o un menu da cui scegliere o su cui prendere decisioni di vita. L’orientamento è un processo che parte in primis dal conoscere sé stessi, iniziando dalle prime fasi del percorso scolastico, per raggiungere la piena consapevolezza che deve essere traguardata anche nella conoscenza del proprio contesto socioeconomico. In pratica alle scuole primarie dovremmo imparare a conoscere noi stessi, alle secondarie di primo grado a capire cosa sappiamo fare, ed alle secondarie di secondo grado mettere tutto insieme e capire cosa ci piacerebbe fare e cosa ci sentiremmo di fare. Oggi non succede questo, ed infatti abbiamo alti tassi d’abbandono alle superiori ed alle università, abbiamo ragazzi e ragazze che non sanno più vivere nelle tre dimensioni della coscienza del tempo, ovvero imparare dal passato, progettare il presente, credere nel futuro. In pratica l’orientamento deve essere un percorso in fasi fortemente collegate fra di loro. L’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche ha avviato un progetto di orientamento che prevede l’applicazione di una metodologia formativa nuova che coinvolge docenti studenti e famiglie grazie ad una serie di laboratori che partiranno nel prossimo mese di giugno come pilota per poi consolidarsi a settembre. Il motivo trainante di questo percorso è imperniato sulla conoscenza di sé attraverso la consapevolezza dell’ambiente fisico ed emotivo in cui il ragazzo si trova ad interagire. Di questo contesto vi sono degli attori principali che non possono non essere coinvolti nel percorso di orientamento. Per realizzare questo progetto abbiamo sottoscritto una serie di protocolli con la Regione Marche, le associazioni di categoria tramite il prezioso supporto di Anpal Servizi, l’ordine degli psicologi e l’associazione nazionale dei pedagogisti, la scuola adleriana di psicologia e la fondazione Teodoro Moneta (premio Nobel per la pace).

 

Quali progetti avete messo in campo per quest’anno scolastico che sta per arrivare alla sua fase finale e quali sono in progettazione per il futuro?
Sul tema di orientamento l’USR ha appena avviato un processo di analisi delle piattaforme di orientamento presenti sul mercato come offerta alle scuole della regione al fine di individuare la soluzione migliore e più in linea con le indicazioni ministeriali. Abbiamo sul tema orientamento una progettazione complessa che parte dalla dispersione scolastica al PCTO, sempre traguardando le esigenze dei ragazzi di individuare il loro percorso ottimale.

 

A questo proposito, che bilancio trae dalla partecipazione di USR Marche al Salone dello Studente di Ancona?
Il Salone dello Studente è stata un’iniziativa molto positiva, ha permesso agli studenti di vedere in modo completo l’offerta post diploma della regione. Ho molto apprezzato la presenza di tutte le università della regione e della rete degli ITS. Come unico suggerimento ritengo che nella prossima edizione dovrebbe essere prevista la partecipazione delle imprese e delle scuole superiori.

 

Formazione post diploma non significa soltanto università. Esistono molti corsi di formazione, più orientati al mondo del lavoro, non ultimi gli ITS Academy. qual è il panorama di questo tipo di formazione nelle Marche?
Nelle Marche è presente una forte sinergia tra ITS, mondo del lavoro e rete scolastica. Esiste un’offerta molto completa che traguarda anche la quasi totalità dei nuovi filoni professionali, il cui approfondimento può portare ad importanti sbocchi lavorativi. In realtà se questo tipo di offerta se non viene presentata ad un pubblico consapevole può, invece che creare valore, generare confusione e danno. Pertanto, il primo obiettivo deve essere l’innalzamento del livello di consapevolezza degli studenti, ed in un certo senso anche delle famiglie. Unico modo per poterlo realizzare è attraverso progetti che traguardino la coscienza dell’Io e la piena accoglienza della propria dimensione individuale, nella più ampia sfera sociale di riferimento. Per poter centrare l’obiettivo in tempi brevi occorre far leva sulle capacità del corpo docente e sulla consapevolezza ormai evidente in alunni e famiglie che serve innestare una nuova marcia per poter affrontare il prossimo futuro.

 

Quali sono gli interventi di orientamento secondo lei piĂą efficaci per una scelta consapevole del proprio percorso di studio o di lavoro?
Domanda molto interessante, ma è fortemente legata allo sviluppo personale del singolo studente, sviluppo che è a conoscenza esclusiva del singolo professore e pertanto l’intervento migliore sarebbe quello di permettere ai docenti di essere sé stessi. Questo potrebbe essere sviluppato con una formazione dedicata, con una rivisitazione del ruolo del docente, con un riconoscimento differente della figura del docente, ma soprattutto con dei percorsi di crescita del rapporto alunni-docenti che siano più sinergici alla conoscenza di sé e non al semplice apprendimento nozionistico.

 

Nei convegni dedicati all’orientamento si parla spesso dell’idea di inserire nelle scuole figure di orientatori di professione, rifacendosi a esperienze giĂ  portate avanti in altri Paesi europei o negli Stati Uniti. Che cosa ne pensa?
Premesso che non vi è uniformità così forte tra i sistemi educativi dei vari paesi europei; pertanto, pensare di equiparare i sistemi di orientamento è azzardato, ma in ogni caso questo approccio, degli orientatori di professione, a mio avviso, sancisce il fallimento della figura del docente. Orientare qualcuno richiede delle forti premesse, prima tra tutte la conoscenza del soggetto da orientare! L’orientamento è caratteristica intrinseca alla figura del docente, che ha come primario obiettivo quello di conoscere i propri alunni, e proprio in base a questa conoscenza orientarli verso un vero percorso di vita. Sarebbe necessario però smetterla di pagare una miseria i docenti (ma in realtà tutto il personale scuola), sviluppare un corretto percorso formativo che li aiuti a stare al passo con i tempi che cambiano, e ri-professionalizzare una figura che è il fondamento della nazione. Negli anni la scuola è stata purtroppo una succursale del ministero del sussidio popolare, una sorta di welfare camuffato, avallato dai sindacati che, pur di raggiungere l’obiettivo di dare poco ma a tanti, hanno collaborato ad aiutare uno stato distratto ad indebolire la figura del docente, ma non solo, anche indebolendo contemporaneamente tutte le figure del personale scuola, dai docenti, appunto, agli ATA ai collaboratori scolastici, paradossalmente compresi i Dirigenti Scolastici, troppo oberati da responsabilità per poter dedicare il loro tempo alla crescita del personale a loro affidato. In ogni caso creare la figura di un orientatore che, in un certo senso, vada ad insegnare ai docenti il loro mestiere, lo ritengo anche leggermente offensivo, a meno che questa figura non diventi invece un supporto al ruolo del docente, quindi in subordine allo stesso, una sorta di braccio destro nel percorso di conoscenza degli alunni, ma allora sarebbe quasi necessaria una figura per classe. Certo, una volta che i docenti riuscissero a svolgere il loro ruolo nei confronti di ogni singolo alunno, allora una figura di supporto potrebbe essere d’aiuto, ma adesso sarebbe meglio focalizzarsi sulle competenze dei docenti e sugli strumenti che potrebbero essere catalizzatori verso un corretto orientamento. Peraltro, in questo particolare tipo di attività sarebbe necessario utilizzare il supporto di pedagogisti qualificati.

 

I docenti che si fanno carico dell’orientamento in uscita nella scuola secondaria superiore ricevono una specifica formazione?
Per quello che riguarda le Marche si, anche se non abbastanza, in quanto per ora legata a progetti non così ancora diffusi sulla rete scolastica.

 

Lei pensa che gli strumenti quali l’Alternanza Scuola-Lavoro prima e i Pcto adesso siano adeguati a una buona forma di orientamento?
No, non lo sono, almeno non nella forma attuale, e comunque resto dell’idea che a scuola si fa scuola e non azienda, sono d’accordo che sia necessario iniziare a conoscere l’azienda fin da subito, ma non in questo modo grossolano e poco utile. Certo, dipende anche dal tipo di scuola che lo studente frequenta, per un professionale potrebbe essere utile far diventare l’azienda un laboratorio didattico, ma oggi ancora non è così. La soluzione migliore oggi è rappresentata da alcuni agrari ed alberghieri e da qualche professionale che hanno all’interno dei laboratori “aziendali”. Questo vuol dire che le aziende dovrebbero investire in parte nella scuola per integrare il percorso educativo degli alunni con il loro percorso di R&S. Questo tipo di approccio lo si potrebbe comunque fare in tutte le scuole superiori, e già in parte lo stiamo facendo, con la realizzazione anche nei licei di segmenti di attività legati al mondo professionale, ma per ora senza una vera e propria linea guida regionale. In effetti con gli enti e le aziende del territorio si sta pensando ad una grande cabina di regia progettuale che serva appunto a definire questi percorsi.

 

Orientamento alla scuola spesso significa orientamento al lavoro. Qual è la situazione nelle Marche? Aziende, imprese e associazioni di categoria partecipano o si fanno carico, almeno in parte, degli eventi di orientamento?
Nelle Marche la situazione è molto buona, anche perché esiste una forte sinergia tra Regione, Ufficio Scolastico Regionale ed associazioni di categoria. Come esempio il 10 maggio sarà realizzata una giornata d’orientamento aperta a tutti, docenti, alunni e famiglie sulla rete ITS realizzata in collaborazione con Regione Marche, Anpal Servizi, Confcommercio, Confindustria, Unioncamere. Questi eventi permettono alle famiglie non solo di capire le opportunità offerte dalla formazione post diploma ma anche di vedere come tutti gli enti del territorio siano orientati alla ricerca di soluzioni per il futuro dei giovani.

 

Di Sabrina Miglio