ITS Academy, la risposta formativa per agganciare l’Italia al treno della competitività. Un convegno organizzato da USR Toscana

Gli ITS Academy, ancora troppo poco conosciuti, rappresentano l’anello di congiunzione più innovativo tra formazione e lavoro. Il modello virtuoso della Toscana

 

ITS Academy, una realtà in crescita, ma ancora poco conosciuta. Tanto che solo il 12% delle famiglie italiane mostra di sapere dell’esistenza di tale percorso di formazione post diploma. Di questo, delle prospettive future, delle risorse in arrivo dal Pnrr, delle sinergie necessarie per mettere le ali all’offerta formativa, a partire dal virtuoso esempio della Toscana, della riforma in corso d’opera (con i suoi 18 decreti attuativi) si è parlato nel convegno Il Sistema Terziario di Istruzione Tecnologica Superiore in Toscana, organizzato da USR Toscana, in collaborazione con Regione Toscana, Rete ITS Italy, Anpal Servizi, Confindustria Toscana e Campus.
La giornata di studi, svoltasi presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, coordinata da Teresa Madeo, USR Toscana, e condotta da Roberto Curtolo, dirigente USR Toscana, ha visto la partecipazione di esperti del settore e rappresentanti delle istituzioni tra cui Paola Frassinetti, sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione e del Merito, Alessandra Nardini, assessora all’Istruzione della Regione Toscana, Sara Funaro, assessora all’Istruzione del Comune di Firenze, Ernesto Pellecchia, direttore regionale USR Toscana, Cristina Grieco, presidente Indire, Massimo Guasconi di UnionCamere Toscana e molti altri ancora. “Un convegno dalla duplice finalità”, ha specificato Pellecchia, “che, partendo da un focus di analisi sulla realtà degli ITS, ha inteso fornire ai docenti uno strumento per lo sviluppo di azioni orientative verso gli studenti, finalizzate a far conoscere loro questi percorsi a indirizzo tecnico-professionale”.
Gli Istituti di Istruzione Tecnologica Superiore, ITS Academy, secondo la nuova definizione stilata dalla riforma approvata lo scorso luglio, rappresentano una delle risposte più innovative, più smart e più performanti al problema del mismatch, il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro che in Italia tocca punte del 50%, come ha sottolineato, nel corso del convegno, Guasconi di Unioncamere Toscana: da una parte ci sono aziende che necessitano di profili e competenze e non riescono a reperirle, dall’altra ci sono ragazzi che, non trovando lavoro, vanno a ingrossare le fila dei Neet (contribuendo a consegnarci il posto di fanalino di coda in Europa con oltre 3 milioni di giovani che non studiano né lavorano). Per fare incontrare queste due esigenze, il nodo cruciale è l’orientamento, come è emerso a chiare lettere dal convegno.
Partiamo dai numeri: in Italia le Fondazioni attuali, che erogano i percorsi ITS, sono 169 (16 nell’ambito dell’Informazione e della Comunicazione, 15 in Efficienza energetica, 20 nella Mobilità sostenibile, 16 per Turismo, Beni e Attività culturali, 8 per le nuove Tecnologie della Vita, 13 per il Sistema Meccanica, 22 per l’Agroalimentare, 6 per i Servizi alle Imprese, 3 per il sistema Casa e 9 per il Sistema Moda). Di questi, 9 sono in Toscana. I corsi offerti da ciascuna Fondazione hanno un rapporto strettissimo con il lavoro e, in particolare, con le necessità del territorio nel quale sono ubicati. Sono realizzati, infatti, in collaborazione con imprese, università, centri di ricerca, enti e istituzioni locali e vanno a formare quelle figure professionali ricercate dalle aziende del territorio.
“Gli ITS Academy sono una scommessa vinta”, ha ribadito Alessandra Nardini, assessora all’Istruzione della Regione Toscana. “Ce lo dice ogni anno il monitoraggio di Indire che ci racconta come, a un anno dal diploma, oltre l’80,4% dei ragazzi si inseriscano nel mondo del lavoro e per il 90,3% in modo coerente agli studi fatti”. L’alta percentuale di occupati è la conferma del fatto che i corsi ITS, organizzati, in collaborazione con il tessuto produttivo del territorio, rispondano perfettamente alle necessità delle aziende che in quello stesso territorio gravitano. “La Regione ha investito, nella programmazione 2014/20, oltre 28 milioni di euro, saliti a 35 per il 2021-27”, ha proseguito Nardini. “Per i laboratori territoriali aperti la cifra si è assestata sui 4milioni e 700mila euro, un impegno importante su percorsi nei quali la regione crede fortemente”.
Una forte attenzione al territorio, quindi, sottolineata anche da Gabriele Gori, direttore generale della Fondazione CR di Firenze: “Vogliamo mettere a disposizione del sistema scolastico quell’approccio flessibile all’innovazione e alla sussidiarietà tipica di un’istituzione come la nostra. E la nostra attenzione non può non puntare sul legame con il mondo del lavoro: se un territorio se non ha risorse umane qualificate va in sofferenza. Rientra in questo obiettivo l’investimento che abbiamo fatto con 42 Firenze, una scuola di coding, di programmazione, dal metodo rivoluzionario”.
“Incrementare i percorsi e aumentare gli studenti, questo l’obiettivo principale della riforma che ha riguardato gli ITS”, ha ricordato Cristina Grieco, presidente di Indire, l’ente a cui è affidata la funzione di monitoraggio sugli ITS, un compito importante visto che l’allocazione di una parte delle risorse viene fatta proprio su base premiale. “Si tratta della prima riforma abilitante del Pnrr arrivata a conclusione con larghissima maggioranza parlamentare, questo dimostra che il tema è considerato cruciale per migliorare il nostro sistema. Dopo una fase di startup durata dieci anni, è arrivato il momento di far uscire gli ITS da questa nicchia”. Un salto necessario per provare a mettersi nella scia del panorama formativo europeo dove questo tipo di formazione è una realtà ormai consolidata da decenni, con numeri ben diversi rispetto all’Italia: circa 800mila studenti in Germania, oltre 500mila in Francia, 400mila in Spagna, oltre 270mila nel Regno Unito. Di contro ai circa 20mila delle realtà italiane.
Per dare una scossa a questi numeri, comunque in crescita, la marcia in più è rappresentata dall’orientamento. “Se vogliamo porre attenzione ai nostri territori a 360 gradi, è necessario investire sulle nuove generazioni e sulle offerte formative a loro disposizione”, ha detto Sara Funaro, assessora all’Istruzione del Comune di Firenze. “E se c’è un punto sul quale dobbiamo investire, questo è l’orientamento che va iniziato già con i percorsi del primo ciclo”.
“Investire sull’orientamento significa anche uscire dallo stereotipo che l’ITS offra una formazione di serie B rispetto ai percorsi universitari, la scommessa è far conoscere di più l’offerta formativa, a partire da una corretta informazione verso le famiglie”, ha concordato l’assessora Nardini. “Il paradosso è che in Toscana partiranno 27 percorsi ITS su 34 approvati, e sapete perché? Per carenza di studenti”.
“Per far fronte a questo problema le scuole hanno un compito fondamentale”, ha sostenuto Cristina Grieco. “Bisogna lavorare tutti insieme, istituti scolastici, imprese, enti territoriali, per presentare questa opzione ai ragazzi e alle loro famiglie, facendo un salto culturale, partendo dal presupposto che i percorsi ITS sono opportunità derivanti dalla coprogettazione tra università, enti e imprese che lavorano insieme per definire i fabbisogni formativi non solo attuali, ma anche in prospettiva futura”.
“I percorsi ITS hanno uguale dignità rispetto alle proposte formative delle università, è questa l’informazione principale che va collegata con l’orientamento”, ha sostenuto la sottosegretaria Paola Frassinetti. Che ha individuato alcuni punti imprescindibili per un miglioramento dell’intero sistema: un finanziamento stabile, un rafforzamento degli istituti del Sud, dove ci sono punte di eccellenza, una sinergia solida che porti all’incontro tra domanda e offerta. “Capire quali sono le figure professionali necessarie per le imprese è fondamentale, come il potenziamento del digitale. Gli ITS Academy sono percorsi moderni che daranno grandi possibilità di mantenere l’Italia ad alti livelli. L’impegno che il ministero assicura è quello di porre la massima attenzione su questi istituti, ascoltando le realtà regionali per capire le esigenze e intervenire in maniera efficace”.
Il modello formativo proposto incontra il gradimento degli studenti: il 91,4% dei ragazzi apprezza i docenti (la maggior parte dei quali proviene dal mondo del lavoro), il 77,5% le metodologie didattiche innovative, il 76,7% il sistema di tutoraggio.
“Gli ITS sono fondazioni, strutture organizzative solide, stabili dove convivono diversi soggetti, oltre a rappresentare l’unico sistema italiano formativo valutato con risorse assegnate in base ai risultati. Sono reti con un compito: la buona occupabilità”, ha ricordato Antonella Zuccaro, di Indire. Che ha individuato nella tempistica dei finanziamenti un possibile margine di miglioramento in ottica orientamento. “Gli ITS possono comunicare la propria offerta formativa solo tra ottobre e dicembre quando i ragazzi hanno già fatto le loro scelte”. Un punto, quello delle tempistiche, sul quale ha concordato anche Sonia Nebbiai, rappresentante degli ITS in Toscana: “Stiamo lavorando a un tavolo istituito da Regione Toscana, grazie al quale ci confrontiamo sugli obiettivi, la programmazione, i finanziamenti, le tipologie dei corsi. Ma la programmazione dovrebbe essere almeno triennale per darci modo di far conoscere ai ragazzi le nostre proposte formative”. La Nebbiai ha poi spostato l’orizzonte verso il futuro sottolineando come gli ITS potranno essere coinvolti anche nella riqualificazione dei lavoratori e nella formazione permanente. O intercettando quel drop out universitario (i ragazzi che abbandonano gli studi), esito di un orientamento non mirato alle competenze o di scelte non perfettamente valutate. Come sottolineato da Giuseppe Timpanaro di Anpal Servizi, che parla di riorientamento: “Una sorta di placement che pensi ai ragazzi che intendono lasciare l’università, per tentare di recuperarli, facendo scoprire loro altre vocazioni”. Aprendo poi di fatto la porta a nuove esperienze di lavoro. “Anpal Servizi si mette a disposizione degli ITS per forme di apprendistato di terzo livello, un sistema che consenta di interpretare gli ITS come laboratori a cielo aperto, garantendo la crescita sia del ragazzo sia dell’azienda e dando adito alla creazione di una comunità professionale”.
L’aspetto della compenetrazione con il mondo del lavoro, non soltanto quello delle grandi imprese, ma anche le realtà artigianali, è stato sottolineato nell’intervento di Francesco Macrì, coordinatore Rete ITS Energia e Ambiente, che ha detto: “L’Italia ha un’economia segmentata, è necessario avvicinare non solo le grandi aziende inserite in logiche globali, ma penetrare nell’artigianalità, assecondando i comparti economici, che rappresentano la nostra ricchezza, dal settore del marmo di Carrara al comparto orafo di Arezzo a quello florovivaistico di Pistoia”. Macrì ha poi pungolato gli imprenditori a fare ancora di più per gli ITS, facendoli diventare una sorta di academy di quelle aziende che non possono permettersi una formazione interna. “Dobbiamo lavorare dentro le imprese secondo un concetto di formazione permanente, per formare anche chi già lavora nell’ottica di garantire maggiore competitività alle aziende stesse”
A tirare le fila del convegno Domenico Ioppolo, amministratore delegato di Campus editori, realtà che organizza i Saloni dello Studente e altre manifestazioni legate all’orientamento. “Tutto il convegno ha posto l’accento sulla frattura tra mondo della scuola e mondo del lavoro, una separazione che risale a 100 anni fa quando Giovanni Gentile ridisegnò la scuola, ma che adesso va superata”, ha detto Ioppolo. “Gli ITS sono una delle risposte più importanti per ricomporre questa frattura. Ai nostri saloni, organizzati in tutta Italia, partecipano oltre 250mila studenti all’anno. E a loro presentiamo, insieme a tutte le altre opportunità formative, anche gli ITS perché il fatto che solo il 12% delle famiglie italiane li conosca è un dato drammatico”. E proprio insieme all’USR Toscana Campus ha ideato un’altra forma di orientamento, I Sentieri delle professioni, incontri nei quali sono i professionisti a parlare ai ragazzi raccontando il proprio lavoro e il percorso di studi fatto per arrivare alla professione. L’obiettivo è sempre quello di dare un orizzonte lavorativo concreto ai ragazzi che si trovano alle prese con la scelta di che cosa fare dopo la maturità, perché possano aver presente tutte le offerte formative e in modo particolare quelle che li possano inserire velocemente nel mondo del lavoro.

Di Sabrina Miglio