Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro e ai nuovi diritti, alla Formazione e alla Scuola di Regione Lazio, ente coorganizzatore, insieme a Campus, del Salone Nazionale dello Studente, spiega quali sono gli interventi che la Regione mette in campo per aiutare i giovani a costruire il proprio futuro. Fatto di formazione e lavoro
Domani, 19 ottobre, negli spazi della Fiera di Roma, si aprono le porte della prima edizione del Salone Nazionale dello Studente (19-21 ottobre), organizzato da Campus, in collaborazione con Regione Lazio. Una partnership già avviata nel 2019 in occasione dei Saloni dello Studente di Roma e del Lazio. Di qui il grande salto e l’idea di costruire insieme una manifestazione di orientamento, a carattere nazionale, che possa riunire a confronto tutti i rappresentanti più autorevoli della filiera della formazione, dalla scuola al lavoro. Al Salone Nazionale dello Studente saranno infatti presenti assessori regionali, sindaci, autorità, rappresentanti della scuola, manager, professionisti. Per discutere insieme del futuro dei giovani. Che al Salone troveranno centinaia di opportunità di orientamento, le università, le scuole di alta formazione, le accademie e gli Its, istituti nazionali e internazionali, convegni, opportunità di colloqui, possibilità di mettersi alla prova per test d’ingresso universitari, vis-a-vis con psicologi dell’orientamento, career coacher ed esperti delle risorse umane. Una tre-giorni interamente dedicata alla costruzione del proprio futuro. Il tema più sentito per i giovani. Ne parliamo con Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro e ai nuovi diritti, alla Formazione e alla Scuola di Regione Lazio.
Assessore Di Berardino, che cosa rappresenta per Regione Lazio la co-organizzazione, insieme a Campus, di un’iniziativa come il Salone Nazionale dello Studente di Roma?
Dopo il successo delle passate edizioni, la collaborazione della Regione Lazio con il Salone dello Studente e Campus continua. Crediamo che sia una grande opportunità per i giovani di questa regione e di tutta Italia, un’occasione preziosa anche per noi come Ente per promuovere e far conoscere cosa facciamo concretamente per gli studenti e i giovani del Lazio per sostenerli nel percorso di formazione delle proprie competenze e di preparazione al mondo del lavoro. Il Salone dello Studente in presenza sarà uno stimolo importante per tanti giovani e sarà il simbolo di una nuova ripartenza dopo mesi difficili. Per le studentesse e gli studenti la partecipazione, ma anche per i loro insegnanti, sarà un’esperienza da non perdere.
Quali sono le iniziative, rivolte alle scuole del territorio, che la Regione Lazio mette in campo per l’orientamento post diploma?
Tra gli strumenti che mettiamo a disposizione degli studenti del Lazio mi piace ricordare Porta Futuro Lazio che è il progetto della Regione Lazio, pubblico e gratuito, che offre a tutti i cittadini l’opportunità di crescere professionalmente, attraverso servizi specialistici di orientamento e di formazione, mirati a facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro. Ma non è l’unico. Stiamo investendo ulteriormente sui Centri per l’impiego per renderli luoghi privilegiati a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Proprio grazie alla cooperazione dei Cpi e di Porta Futuro, abbiamo organizzato talent day, career day o job day, esempi di buona politica in cui chiamiamo a incontrarsi aziende e candidati. Eventi rivolti ai giovani, per orientarli nelle scelte dopo il diploma, e pensati per favorire l’incontro e l’offerta di lavoro in diversi settori come il turismo, il commercio e i servizi. Numerose le imprese che hanno partecipato e tanti i giovani che hanno trovato un lavoro.
E per il diritto allo studio? Un tema molto sentito dalle famiglie…
Siamo convinti che la prima politica attiva sia la scuola e consideriamo il diritto allo studio come diritto a creare il proprio percorso di vita, a intraprendere una certa professione, a prescindere dalla famiglia di origine e siamo impegnati nel sostenere l’inclusione attraverso il sostegno agli alunni con disabilità. Vogliamo garantire un ascensore sociale basato sul merito. Questo si traduce in una progressiva espansione di tutti i servizi per gli studenti, specie per quelli provenienti da famiglie a reddito basso. In quest’ottica, di recente abbiamo pubblicato un bando per i buoni libro sostenendo così studenti e famiglie che devono affrontare l’aumento del costo dei libri di testo. Il diritto allo studio, dunque, come pilastro di democrazia. È importante che i giovani acquisiscano tutte le competenze necessarie non soltanto per far ripartire l’ascensore sociale, ma anche per avere gli strumenti e le opportunità di aiutare il nostro territorio a competere sulla qualità e sull’innovazione.
Da più parti, soprattutto dalle aziende, si levano voci sullo scollamento tra formazione e mondo del lavoro e sul mismatch di competenze possedute dai ragazzi al termine degli anni di studio e skill richieste per intraprendere una professione. Com’è la situazione in Lazio e che cosa fa la Regione per ridurre tale gap?
La Regione Lazio e le parti sociali hanno sottoscritto un “Patto per le Competenze” come strumento per favorire lo sviluppo di nuove e ulteriori conoscenze e competenze in linea con i fabbisogni formativi e professionali richiesti dal mercato. Inoltre, vogliamo favorire l’occupabilità delle persone, nonché la produttività e la competitività delle imprese in coerenza con il nuovo modello di sviluppo delineato con le Linee di indirizzo per la programmazione regionale strategica dei fondi europei e del Piano per la Ripresa e la Resilienza. Il Patto è frutto di un lavoro concertato in una fase storica nella quale è emerso il tema del cosiddetto mismatching tra domanda e offerta di lavoro, ovvero del mancato incontro tra le esigenze occupazionali delle aziende e le caratteristiche della forza lavoro disponibile. Nella ripresa post-pandemia sta diventando un tema centrale nel dibattito pubblico riguardante le problematiche attuali del mercato del lavoro. Una marcata difficoltà di reperimento di personale, accade in particolare per quelle realtà che hanno raccolto la sfida della digitalizzazione e della transizione ecologica, ma anche in settori che grazie al PNRR hanno avuto un impulso particolare o ancora in settori che la crisi pandemica ha messo a dura prova.
Assessore, ci può dare qualche numero?
I dati che abbiamo a disposizione ci dicono che le imprese hanno difficoltà a reperire profili da inserire nell’area dei sistemi informativi (mismatch del 57%), ma anche nelle aree della progettazione/ricerca/sviluppo e dell’installazione e manutenzione (48%). Emerge dunque un disallineamento crescente tra le caratteristiche dei lavoratori e le esigenze delle aziende. Questo riguarda anche il tema delle competenze, e per questa ragione riteniamo che il Patto per le nuove competenze, dove è previsto l’anticipo dei fabbisogni formativi, possa costituire la bussola per orientare le politiche attive del lavoro e le politiche formative mirate per favorire l’occupazione nel Lazio.
Quali sono gli strumenti che la Regione Lazio mette in campo per favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro?
Per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro, come Regione Lazio mettiamo in campo diversi strumenti quali interventi di formazione continua e permanente. Penso per esempio agli Its, agli Ifts, ai bandi regionali Torno Subito e Impresa Formativa. Ma anche alle scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica che si sono dimostrate particolarmente vincenti sia per gli studenti, che acquisiscono un bagaglio di conoscenze e competenze di alto livello e immediatamente spendibili sul mercato del lavoro, sia per le imprese che riescono a soddisfare il fabbisogno di personale con particolari profili professionali. Un esempio è la scuola per la cybersicurezza. Il Lazio è la prima Regione che istituisce una scuola pubblica che abbraccia questo tema. Si discute molto dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Questa è una risposta puntuale a tale incrocio. Abbiamo l’esigenza di avere queste figure e in questo modo abbiamo la possibilità di formare ragazzi che andranno a ricoprire queste posizioni. Si tratta quindi di una formazione non fatta per mettere un titolo nel cassetto, ma che diventa un trampolino di lancio per il lavoro. Altri esempi sono l’Officina Pasolini e la Volontè, scuole di alta formazione della Regione totalmente gratuite. Stiamo inoltre investendo sulle Academy nel Lazio, intese quali strutture formate da aziende, enti di formazioni, Its, ecc…che progettano percorsi di formazione e riqualificazione finalizzati all’inserimento in azienda.
Gli Its rappresentano una grande sfida e, tuttora, anche se sono passati più di dieci anni dalla loro istituzione, una novità nel panorama della formazione post diploma. Si tratta di percorsi, fortemente ancorati ai territori, nei quali le Regioni hanno un ruolo importante. Qual è la situazione in Lazio?
Nel Piano di Politiche attive del lavoro della Regione Lazio la formazione è considerata la madre di tutte le politiche attive e in particolare abbiamo voluto in questi anni potenziare e riformare il sistema degli Its, gli Istituti tecnici superiori, che offrono una formazione totalmente gratuita agli studenti, e rappresentano un esempio di eccellenza nella formazione. Dop tanti anni è finalmente arrivata anche a livello nazionale la riforma del sistema degli Istituti tecnici superiori alla quale come Regione abbiamo contribuito e che è fondamentale per mettere in pratica la formazione mirata alle competenze, generando occupazione. Si vanno infatti a creare le condizioni per praticare un effettivo incrocio della domanda e dell’offerta del lavoro basato sulla qualità, nell’ottica di una buona strategia per realizzare queste due esigenze in un mercato che è in continua evoluzione e richiede figure professionali sempre più specializzate. Dobbiamo lavorare anche per far conoscere il valore degli Its tra i giovani e le loro famiglie in quanto rappresentano uno strumento di politica attiva: a un anno dal conseguimento del titolo oltre l’80% degli studenti trova un’occupazione coerente. Un’opportunità per gli studenti ma anche per le imprese e i territori dove possono svilupparsi strategie condivise per l’innovazione e il governo dei processi di trasformazione in atto. La riforma degli Its sarà un’importante occasione per affrontare la tematica della digitalizzazione e della transizione ecologica.
Infine, come avete pensato di riformare gli Its nella vostra regione?
Abbiamo avviato un percorso di riforma per aumentare, potenziare e diversificare l’offerta formativa degli Istituti tecnici superiori e abbiamo, tramite avvisi pubblici, aperto alla manifestazione di interesse per la costituzione di nuove fondazioni e nuovi percorsi nell’ambito di quelle esistenti per raggiungere una copertura su tutto il territorio regionale. Le nuove fondazioni sono state oggetto di confronto con le parti sociali e con quelle già esistenti. E sono: Tecnologie della informazione e della comunicazione, Sviluppo di software e competenze digitali, Mobilità sostenibile, logistica 4.0 e intermodalità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, biotecnologie industriali e ambientali, Nuove tecnologie per il Made in Italy, sistema moda; Nuove tecnologie per il Made in Italy, sistema agroalimentare, Efficienza energetica. I diversi profili sono accomunati da alta specializzazione e innovazione e potranno contribuire allo sviluppo di settori strategici per il Lazio. Che si affiancheranno alle fondazioni già operative. I diversi profili sono accomunati da alta specializzazione e innovazione e potranno contribuire allo sviluppo di settori strategici per il Lazio e per la nostra economia. Per questo, come Regione, intendiamo continuare a investire con decisione su questi percorsi di formazione che, oltre a ricadute individuali contribuiscono a un arricchimento collettivo a breve e lungo periodo. Un arricchimento che abbiamo voluto allargare a tutte le province del Lazio per una crescita e uno sviluppo comune di tutti i territori.
Testo di Sabrina Miglio