Diventare uno scrittore. Mettere nero su bianco i propri pensieri e farli leggere al mondo. Beh, è il sogno di tanti ragazzi e ragazze. Ma come fare? Iscriversi a una scuola di scrittura, partecipare a un concorso letterario… tutte strade che possono portare dritti all’obiettivo. Tra i concorsi italiani, il più importante per la fascia young è senz’altro il Campiello Giovani, una costola del Premio Campiello cui partecipano scrittori già affermati. Promosso e organizzato dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto (www. premiocampiello.org), il Campiello Giovani è rivolto a ragazzi tra i 15 e i 22 anni. Il premio in palio per il vincitore, oltre a una dotazione di libri, è una vacanza studio di due settimane in un Paese europeo. Ne abbiamo parlato con Stefania Zuccolotto, componente del Comitato di Gestione del Premio con la delega al Campiello Giovani, e con cinque ragazzi finalisti delle edizioni passate.
Dottoressa Zuccolotto, qual è la storia del Campiello Giovani?
Il Campiello Giovani nasce 25 anni fa come sezione del Premio Campiello, il premio di letteratura istituito nel 1962 da Confindustria Veneto per portare avanti la promozione della cultura letteraria italiana. Partito come esperimento regionale, il Campiello Giovani si è ben presto esteso a tutto il territorio nazionale diventando così un’occasione per fare emergere il talento dei giovani. Quello che ci preme maggiormente è che il concorso possa essere un’ulteriore opportunità offerta ai giovani per mettere in mostra le proprie capacità: alcuni dei ragazzi che hanno partecipato alle edizioni passate hanno poi continuato la strada della scrittura. Senza contare la possibilità, offerta dal premio, di relazionarsi con scrittori famosi, con professionisti dell’editoria, con giurati competenti, insomma un mondo con il quale difficilmente i giovani potrebbero avere contatti.
Quali sono i valori e i temi del concorso?
I ragazzi possono partecipare al premio con racconti di qualsiasi tematica, non ci sono limiti, basta che il tema susciti la loro curiosità, la loro passione. Dall’anno scorso, Informa segue a pag. 2 Sogni di fare lo scrittore? Il Campiello Giovani ti dà una mano grazie alla collaborazione con Confindustria Giovani, è stata istituita una menzione speciale per un racconto che abbia come tema la cultura d’impresa, per esempio la storia di un marchio o di un’azienda. La novità 2020 è invece un riconoscimento per un racconto che abbia come focus la sostenibilità ambientale ed il sociale.
Dottoressa Zuccolotto, ci può dare qualche numero? Quanti sono i ragazzi che ambiscono a diventare scrittori partendo dal Campiello Giovani?
Quest’anno abbiamo ricevuto 230 racconti, un numero eccezionale che da qualche anno è in continua crescita, già da tempo infatti abbiamo superato le 200 candidature: la fascia d’età più rappresentata è quella degli ultimi due anni delle superiori e del primo anno di università. Tra tutti quelli ricevuti la giuria seleziona 25 racconti, dai quali esce poi la cinquina (scelta da una giuria diversa) che parteciperà alla serata veneziana di settembre dove verrà decretato il vincitore.
Come vengono coinvolti i ragazzi che partecipano al Premio?
Una delle esperienze più belle è il tour che facciamo nelle scuole di tutta Italia per presentare il concorso: sono i ragazzi che hanno partecipato alle edizioni precedenti a raccontare l’esperienza ai loro coetanei. E non c’è racconto più efficace, più fresco di chi l’ha vissuto. Ai finalisti offriamo inoltre l’opportunità di essere protagonisti di una serata speciale che si svolge la sera che precede la finale del Premio Campiello e che si tiene in una delle splendidi sedi del circuito museale veneziano (Palazzo Ducale, Ca’ Rezzonico, solo per citarne alcuni); in tale occasione chiediamo loro di scrivere un breve racconto sul luogo ove si svolge l’evento che viene presentato attraverso la recitazione di ragazzi della Scuola di teatro e musicati dagli studenti del Conservatorio. Fino ad arrivare alla magia della finalissima, nella splendida cornice veneziana.
Venticinque anni di storia: il Campiello Giovani costituisce uno spaccato interessante sulle nuove generazioni. Avete notato cambiamenti nelle scritture o nelle tematiche scelte dai ragazzi?
I giovani scelgono prevalentemente racconti legati alla contemporaneità, con approcci più cupi o sereni che rispecchiano il periodo storico. Ciclicamente ci sono filoni o tematiche più “di moda”, se così si può dire, o racconti più o meno autobiografici, ma il vissuto contemporaneo va per la maggiore.
►Andrea Zancanaro, 24 anni, di Feltre (Belluno), diploma al Liceo scientifico Giorgio Dal Piaz e iscritto a Medicina e Chirurgia a Firenze. La passione per la narrativa ce l’ho da sempre: prima di imparare a scrivere dettavo storie ai familiari. Avevo scritto Ognuno ha il suo mostro quasi tre anni prima, ma per proporlo al Campiello Giovani l’ho editato riscrivendo alcune pagine e soprattutto asciugando la prosa. Ogni scrittore è prima di tutto un grande lettore, non credo ci possano essere eccezioni a questa regola. Mi piacciono i libri sinceri, potenti e scritti bene. Voglio che lo scrittore mi lanci delle sfide e, se ce la fa, mi metta in crisi. La lettura non è un’attività che concilia il sonno la sera, è un atto di libertà e ribellione, una palestra di vita. Tra gli autori che preferisco ci sono John Fante, Shirley Jackson, Anton Čechov, Agota Kristof, Ian Mc Ewan e Milan Kundera. Tra gli italiani stimo moltissimo Simona Vinci, Donatella Di Pietrantonio, Marco Balzano e Alessandra Sarchi. Due libri per me fondamentali sono Dio di illusioni di Donna Tartt e Stoner di John Williams. Ho scelto di studiare medicina e di coltivare la scrittura come passione, ma spero di pubblicare un romanzo prima o poi e di portare avanti le due carriere in parallelo.
►Elettra Solignani, 19 anni, diploma al liceo scientifico A. Messedaglia di Verona, iscritta a Lettere moderne alla Ca’ Foscari di Venezia Il racconto Con i mattoni con il quale ho partecipato al Campiello Giovani, spinta dal mio professore di italiano del liceo, è stato il primo che ho scritto nella mia vita. Il mondo della scrittura “per gli altri” era nuovo per me, anche se fin da piccola vivo nella convinzione che la scrittura è vita e a essa non ci sono alternative: si vive per scrivere e si scrive per vivere. Da piccola sognavo un mestiere che mi potesse mettere a contatto con il mondo delle parole e adesso sto studiando per poterlo raggiungere. Rientro in quella categoria di lettori che sacrificano ore di sonno per scoprire gli intrecci di una storia, che si agitano quando il protagonista è in pericolo e che gioiscono quando la vicenda si conclude nel migliore dei modi. Sono innamorata delle parole di Pessoa, di quelle di Alda Merini e dei personaggi di Salinger e adoro l’ambiguità dei simbolisti francesi.
►Lorenzo Moscardini, 21 anni, Roma, diploma al liceo classico Bertrand Russell, studente di Filologia moderna a La Sapienza di Roma Sono sempre stato attratto da ogni genere di narrazione. Da piccolissimo, mi piaceva ascoltare favole e racconti; poi, ho scoperto il piacere di raccontare storie a mia volta, rivoltando e intrecciando quelle che già conoscevo o trovandone di nuove. Di solito prima di tradurre un’idea in parole, la lascio fermentare a lungo nella mente; così, anche per La ragazza dai capelli neri, avevo già da tempo il nucleo narrativo, la chiave del racconto. La scadenza del premio mi ha costretto a tirare una linea, a interrompere una lievitazione immaginifica potenzialmente senza fine. Leggo soprattutto classici e apprezzo molto i narratori americani. In Italia, purtroppo, si legge poco, e leggere è tutto. In un mondo che è in frenetica e perpetua trasformazione, saremo sempre più chiamati a tutelare il nostro pensiero critico: per questo, avvicinare i ragazzi al piacere della lettura è forse la prima battaglia di cui la scuola deve farsi carico.
►Martina Pastori, 23 anni, di Rho, diploma al liceo classico Rebora, iscritta a Lettere classiche A consigliarmi di partecipare al Premio Campiello Giovani è stata la mia professoressa di italiano del ginnasio. Ho partecipato più volte, con racconti scritti appositamente per il premio: Sophie, Le famiglie degli altri e Un istante appena. Mi piace definirmi una lettrice «onnivora»: leggo di tutto e di più, senza posa, ma soprattutto disordinatamente, dedicandomi anche a tre o quattro libri nello stesso momento. Sia lo scrittore di riferimento che il libro preferito cambiano ogni giorno (o quasi): oggi opterei per Elizabeth Strout (della quale adoro lo stile diretto e la limpidezza delle immagini) e per Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez; domani, chissà, potrebbe toccare a Kent Haruf e agli Amori ridicoli di Milan Kundera.
►Matteo Porru, 18 anni, Cagliari, Liceo classico Giovanni Maria Dettori Fin da piccolo sono stato attratto dalla scrittura. L’ho usata come strumento di sfogo e di svago, poi è diventata una passione, poi una necessità, uno sguardo sul mondo. Oggi, è vita pura e, senza alcun dubbio, il mio futuro. Certo: non fosse stato per la mia maestra e per la professoressa di italiano di seconda media, non sarei mai riuscito a capire che la penna può scrivere tutti i mondi che hai dentro. E che può diventare anche un’arma per quello di fuori. Ho una scuola straordinaria che mi ha sostenuto, alla quale devo l’essere diventato grande come volevo. Non penso che un ragazzino introverso, con un’evidente cifosi e tante insicurezze, avrebbe potuto ricevere più affetto e più fiducia di quanta ne ho avuto io. Avevo scritto Talismani a sedici anni, di getto, in un paio di notti passate in bianco. Ho poi abbandonato quel racconto, insieme a molte altre bozze sconclusionate, per scrivere The mission, Quando sarai grande e Madre ombra, (per ora) i miei tre romanzi. Quando ho letto il bando del Premio, quella storia l’avevo completamente rimossa. L’ho ritrovata in una vecchia cartella del desktop, il file si chiamava Qualcosa e sarebbe stato probabilmente destinato al dimenticatoio, se non fosse stato proprio in Times New Roman 12, uno dei requisiti per mandare il proprio testo al premio!
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